Benvenuti nella chiesa di
Santa Maria Antica

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Santa Rita
Omelia di Santa Rita
Carissimi,
è per me una gioia grande vedere ogni anno, in occasione del 22 maggio, giorno in cui sono salita al cielo, accorrere tanti miei devoti che mi presentano le loro suppliche e le loro preghiere. Senza dubbio nella Basilica di Cascia, adiacente al monastero in cui ho trascorso una buona parte della mia vita come monaca, ma anche in questa chiesa di Santa Maria Antica in Verona, da numerosi decenni, tante anime accorrono nel presentarmi le loro necessità e io le accolgo con tanta pazienza, benevolenza e per loro impegno la mia potente intercessione al Signore Gesù.
Mi chiamano la Santa dei casi impossibili, forse perché umanamente impossibile può essere apparsa la mia vita: dapprima giovane ragazza, classe 1381 con il nome di Margherita, poi giovane sposa, madre di due bellissimi figli, Giangiacomo e Paolo, poi vedova e mamma privata delle sue creature rubate dalla malattia e infine, non senza fatica, perché la Badessa del Monastero di Cascia non mi voleva nella sua comunità, infine, dicevo, monaca agostiniana con il nome di Rita.
Oppure la devozione a me riconosciuta come Santa degli impossibili è dovuta alle pratiche umanamente impossibili che mi furono richieste in Monastero, come dar da bere ad una vite morta da anni, che però poi dopo tanto tempo ha ripreso a fiorire e ancora oggi è viva, oppure in riferimento ad alcuni prodigi, sempre umanamente impossibili, come lo sbocciare del roseto di casa mia in pieno inverno, poco prima della mia nascita al Cielo, cioè della mia morte che, appunto – non dimenticatelo mai come credenti, si chiama nascita al Cielo. Sarà per una di queste ragioni che mi chiamate la Santa dei casi impossibili, ma, invece, vorrei dirvelo con tutto il mio cuore, la vera ragione è che nella mia vita ho sempre sentito viva la presenza di Dio ed ho sempre creduto e vissuto sapendo che nulla è impossibile a Dio.
Anche qui in questa chiesa di Verona, dove da tanto tempo è sentita la mia devozione (pensata che una delle 3 campane del campanile porta fusa la mia immagine con riportata la data dell’anno 1680), vi vedo ogni anno accorrere numerosi. Ma vi vorrei chiedere con tanta carità e dolcezza: perché oggi siete e sarete qui così numerosi? La vostra anima, attraverso la mia intercessione, è orientata al Signore Gesù, vivo e presente nella sua Chiesa? Di certo non siete qui solo per portare a casa una rosa benedetta, vero? Di certo non siete qui solo per toccare a tutti i costi la mia reliquia, vero? Se fosse così, ve lo dico con tanta amabilità, questa non sarebbe fede ma superstizione, non sarebbe fede nel Dio Risorto e vivo, di cui io voglio essere solo un rimando, ma fiducia in un simulacro con la forma della mia statua. E se fosse così la prima ad esserne triste e dispiaciuta sarei io.
Dunque carissimi, perché siete qui oggi, giorno della mia festa? Rispondetevi con verità, guardando dentro di voi e alla vostra anima. Una rosa benedetta o sfiorare la mia reliquia cosa volete che cambi nella vostra vita se, attraverso questi gesti bellissimi, non vivete il richiamo ad una continua conversione non certo a me, povera Santa Rita, ma al Signore Gesù cui tutto di me ho sempre voluto donare, fino alla fine. Vi confido che a volte rimango un po’ triste quando vedo tante anime belle che in questa chiesa si accostano all’altare a me dedicato, accendono un lume, fanno una preghiera, certamente gradita ma poi, inspiegabilmente escono dalla chiesa senza nemmeno essersi accorte che al centro dell’altare principale, dietro quella porticina dorata e ben illuminata non c’è una statua ma c’è il Signore Gesù, Risorto, vivo e presente nell’Eucaristia. Non ha senso venire a me senza lasciarsi poi portare a Lui. Io stessa ho vissuto per Lui, ho donato tutto a Lui, l’ho pregato ogni giorno senza mai stancarmi e ho perfino desiderato vivere la sua Passione, come attesta la piaga della spina della sua corona che per quindici anni ho portato sulla fronte. Non potrei intercedere per nessun miracolo da sola: i miracoli li fa solo Dio, per l’intercessione dei Santi. Non dimenticatelo mai! I miracoli li fa Dio. Non potete venire a me e non accorgervi di Lui. E’ piuttosto bello e significativo accendere un lume legato ad una vostra intenzione, sapendo che quella fiamma la terrò poi viva io davanti al Signore.
Questo è il primo vero miracolo che vorrei mi chiedeste: Santa Rita, intercedi per noi, perché lo Spirito Santo ci dia la forza necessaria per affidarci sempre di più a Gesù Cristo, come tu ci hai mostrato con la tua vita. Oh, se chiedeste questo quanto sarei felice di impegnare la mia intercessione. Non ritenetelo un caso impossibile quello di poter crescere nella fede, e se anche lo riteneste un caso impossibile, affidatevi a me nel chiedere questo miracolo! Non mi chiamate la Santa dei casi impossibili?
E se anche oggi foste venuti solo per portare a casa una rosa e toccare la mia reliquia, non angustiatevi. Infatti conta meno la ragione per cui siete venuti e conta più la certezza con cui potete tornate nelle vostre case: la certezza di una Santa che impegna per voi la sua potente intercessione perché possiate amare ogni giorno di più il Signore e così veder fiorire la vostra vita anche se costretta dal freddo della sofferenza. Proprio come le rose del giardino della mia piccola casa di Roccaporena.
Quest’anno è un anno di particolare grazia: anno giubilare della speranza e 125° anniversario della mia canonizzazione. Sono stata infatti riconosciuta come Santa da papa Leone XIII nell’anno 1900. E quest’anno ci è stato donato papa Leone XIV: lui padre agostiniano e io monaca agostiniana. Quanta grazia. Tutta a disposizione per voi, figlioli miei. Lasciate dunque che vi porti a Gesù, rimanete in Lui, come il tralcio rimane unito alla vite se vuole portare frutto. Toccate pure la mia reliquia e portate a casa una rosa benedetta. Se saprete farne il segno del vostro desiderio di essere aiutati nel toccare il Signore perché Lui faccia fiorire la vostra vita, allora ne sarò tanto contenta anch’io.
Continuate a volermi bene. Io non smetterò mai di amarvi, con l’amore di Dio.
22 maggio 2025
Vostra, Santa Rita
La storia della nostra chiesa
In fondo a destra della nobile Piazza dei Signori, nell’angolo più lontano da Piazza delle Erbe, si trova la millenaria ed austera chiesa di Santa Maria Antica. Venne edificata durante la prima metà dell’VIII secolo come luogo di culto annesso ad un importante monastero femminile. La chiesa di Santa Maria Antica è indissolubilmente legata alla storia della famiglia della Scala che ne fece la propria cappella privata, inglobandola nei palazzi della propria corte, e successivamente il proprio cimitero, costruendo nel muro e nel cortile della piccola chiesetta i mausolei dei propri membri più illustri: le Arche Scaligere.
Santa Maria Antica nasce come chiesa Longobarda nell’VIII secolo, e in seguito le verrà annesso un convento dotato di orti, vigne e frutteti che denunciano l’assetto rurale del centro di Verona nei secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano. Con la rinascita che segue all’anno mille, Santa Maria Antica perde il terreno circostante a favore dei palazzi pubblici che velocemente le sorgono attorno.
E’ stata irrimediabilmente danneggiata durante il terremoto, che nel 1117 devastò Verona, compresa parte dell’Arena, che perse quasi completamente il secondo anello. Le enormi pietre dell’Arena crollata furono recuperate dai cittadini per le costruzioni e anche Santa Maria Antica, ha visibili in sacrestia alcune di queste enormi pietre romane. Della prima chiesa rimane solo un frammento di pavimento a mosaico, con tessere bianche e nere, nella parte sinistra dell’altare.
Santa Maria Antica fu ricostruita con forme romaniche e riconsacrata nel 1185 dal Patriarca d’Aquileia. Nel corso dei secoli fu oggetto di numerosi interventi che ne modificarono profondamente l’aspetto originario. Nel duecento gli Scaligeri, i potenti signori di Verona che qui accanto avevano posto i loro palazzi del potere, la scelsero come propria cappella privata e nel seicento i suoi interni vennero adeguati al barocco gusto di quel tempo. Un nuovo restauro, eseguito negli ultimi anni dell’ottocento, ha restituito alla chiesa lo stile originario e quel profumo d’antico che ancora oggi seduce veronesi e turisti.
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